Un trattamento a parte merita la fattispecie in cui l’autore pubblica le proprie opere utilizzando i siti web cd. POD (Print On Demand) che trasformano i file degli autori contenenti le loro opere in supporti da vendere al pubblico. In proposito attualmente i riferimenti normativi, giurisprudenziali e dottrinari sono molto carenti (se non addirittura inesistenti), pertanto si deve procedere prevalentemente per analogia e per logica.
Esempio concreto e protagonista di questa particolare fattispecie è Lulu (www.lulu.com), società creata da Bob Young, magnate americano del software open source, allo scopo di creare un mercato digitale artistico senza il classico filtro editoriale, quindi orientato alla più libera diffusione delle idee.
Lulu tecnicamente non è un editore perché non dispone di alcun diritto patrimoniale dell’autore e non gestisce gli aspetti tipici editoriali, quale può essere la revisione delle opere che pubblica. Piuttosto può essere assimilato ad un semplice stampatore che vende i supporti materiali non all’autore ma direttamente al consumatore finale. Non si può negare però che Lulu acquisisca dall’autore un’autorizzazione alla pubblicazione, quindi una sorta di licenza incondizionata e rimessa alla piena disponibilità dell’autore, il quale in qualsiasi momento può decidere il compenso a lui spettante, qualora ovviamente non vi rinunci del tutto, ritirare l’opera dal commercio oppure modificarla. Tuttavia il compenso dell’autore viene percepito insieme ai costi di produzione direttamente da Lulu, perciò il suo rapporto economico con l’autore è molto simile a quello tipico editoriale, con tanto di rendicontazione periodica dei compensi.
Tutto ciò è importante per stabilire le conseguenze giuridiche della pubblicazione mediante i POD.