Molti autori si chiedono quanto possono rendere i libri che scrivono, quindi quale percentuale per le royalties da diritti d’autore possono concordare con l’editore o impostare sui POD.
Si tratta di un argomento che attanaglia tutti gli autori quando per la prima volta si accingono a firmare un contratto di edizione con un editore, oppure quando devono impostare la propria percentuale nel sito web POD dove hanno intenzione di pubblicare e vendere direttamente il proprio libro.
Ho trattato appositamente l’argomento dei contratti di edizione in una sezione apposita del Vademecum sui diritti d’autore, cui rinvio, pertanto non mi soffermo sulle questioni teoriche inerenti la contrattazione in generale.
Vi sarà capitato forse di sentire a più riprese il famoso numero magico: 10% sul prezzo di copertina. Ebbene sì, si tratta della percentuale ritenuta più equa e pertanto maggiormente applicata agli scrittori non dilettanti, ma ci sono molte varianti e articolazioni possibili a seconda dei casi, dipendenti dalle prospettive di successo del libro.
Premetto che in ogni caso mi riferisco ai contratti di edizione veri, ossia quelli i cui costi di stampa, pubblicazione e distribuzione sono interamente a carico degli editori. Inutile dirvi che un contratto che prevede per l’autore il pagamento all’editore dei costi di stampa o addirittura l’acquisto da parte dell’autore di un numero predefinito di copie non può mai considerarsi in realtà un vero contratto di edizione e non dovrebbe mai essere stipulato su iniziativa dell’editore, bensì, al limite, dell’autore. Se proprio volete aderire a questi contratti di edizione di natura “spuria”, per usare un eufemismo, assicuratevi che la percentuale sulle vendite sia ben più alta del 10% (a meno che non vogliate tenere basso il prezzo al pubblico), che non contenga la cessione di altri diritti se non quelli di pubblicazione per le stampe e che non preveda l’esclusiva o almeno che tale esclusiva sia limitata ad un periodo non superiore a 1 anno.
Discorso a parte meritano gli anticipi sulle royalties: oggigiorno per scrittori affermati e/o per soggetti di un certo interesse un anticipo di 5.000 euro è un ottimo traguardo, quindi molto difficilmente un editore vorrà investire più di 1.000 euro di anticipo in uno scrittore alle prime armi.
Per quanto riguarda invece le varianti e le articolazioni della percentuale, possiamo distinguere le seguenti principali casistiche:
- percentuale più bassa del 10% per la vendita di libri cartacei bilanciata da percentuale più alta per i formati digitali o audiolibri;
- percentuale variabile per scaglioni di vendita: occhio perché a mo’ si specchietto per le allodole talvolta viene evidenziata la percentuale più alta per gli scaglioni di vendita praticamente impossibili, nascondendo quella molto più bassa per i valori più plausibili, tipo le prime 2.000 copie (per i libri di buon successo).
Particolare attenzione merita la cessione dei diritti estranei all’ambito letterario, quale la trasformazione in soggetto cinematografico e/o in sceneggiatura, ma anche l’ambito territoriale del contratto di edizione. A meno che non si tratti di opere di sicuro successo mondiale, con conseguente adeguate royalties (soprattutto anticipate) conviene sempre evitare di cedere diritti diversi dalla mera pubblicazione per le stampe in ambito prettamente italiano. Al proposito ricordatevi che le formule generiche onnicomprensive dei diritti ceduti sono nulle, come previsto dall’art. 119 LDA commi 4 e 5, pertanto gli editori devono espressamente indicare quali sono i diritti inclusi nel contratto di edizione (per un ulteriore approfondimento sui requisiti, si legga la sezione del Vademecum inerente i requisiti dei contratti di cessione dei diritti d’autore).